venerdì 23 maggio 2014

Bilancio di un anno

 

È stata una lunghissima assenza quella dal blog, dovuta al fatto che non solo la nuova esperienza nella scuola steineriana è stata intensa anche per noi genitori, in quanto si partecipa con molteplici attività alla vita della scuola:'laboratori di attività manuali, bazar, conferenze... , ma anche perché trattandosi di un nuovo mondo, ho desiderato prendermi tutto il tempo necessario per riflettere sul percorso scolastico che mio figlio stava compiendo sotto i nostri occhi.

Ed è solo dopo un anno che posso esprimere le mie prime conclusioni.

 

In primo luogo non c'è dubbio: questa scuola che integra la cura della spiritualitàdell'emotività del ragazzo con l'apprendimento culturale vero e proprio, si addice perfettamente al carattere di mio figlio, qui ha trovato uno spazio affettivo forte per cui la scuola è quasi diventata la sua seconda casa. Ha costruito un ottimo rapporto con compagni e compagne e sono nate nuove e tenere amicizie. Anche il rapporto con gli insegnanti è proficuo, basato sulla fiducia, il rispetto ed è scevro da ogni paura.

L'intero percorso di insegnamento, dove non troviamo nozioni su nozioni da ingurgitare, ma discipline affrontate nei loro elementi essenziali rispettando i tempi dei ragazzi, informazioni che vengono assimilate e poi ricordate anche perché l'osservazione diretta di ciò che ci circonda o il riferimento ad esperienze concrete sostituiscono il puro nozionismo del libro di testo, il ruolo essenziale attribuito alle discipline artistiche: acquarello, modellaggio, musica, intese come educazione dell'animo al senso del "bello", la presenza costante di attività manuali, dal ricamo al lavoro ai ferri alla falegnameria, che tanto aiutano a migliorare la coordinazione mano occhio, che mettono in gioco abilità manuali e nel contempo richiedono calcoli e misurazioni, tutto questo insieme ha portato ad ottimi risultati ed ad un grande aumento della fiducia che il ragazzo ha in sé.

Concretamente che cosa è accaduto? 

In primo luogo ciò che è di immediata evidenza e che per noi genitori è stata fonte di grande sollievo e gioia, è che il mio ragazzo, ricordo che alla fine dello scorso anno presentava ai risultati dei test disgrafia, oggi ha invece una calligrafia che gli vale i complimenti dell'insegnante ed ovviamente dei genitori.



Come è stato possibile? Sicuramente il lavoro degli anni precedenti con la logopedista è stato determinante, ma oggi è scattato quel qualcosa che ha permesso un salto di qualità: la tranquillità con cui si permette ai ragazzi di scrivere, il rispetto dei tempi di ciascuno, senza affrettare il lavoro, l'accettare il risultato di ogni ragazzo senza giudicare, ma contemporaneamente quello stimolare al senso del bello, del lavoro ben fatto, sono stati un elemento importantissimo nelle nuove conquiste di mio figlio.

 

Dal punto di vista pratico, concreto mi sentirei di dare un piccolo consiglio a tutte le mamme che si trovano a lottare con la disgrafia dei figli: in questi mesi il mio ragazzo ha scritto molto, anche perché nella scuola steineriana non si usano libri di testo, ma ogni ragazzo scrive il proprio libro su grandi quaderni senza righe e lo illustra, ebbene ad ogni genitore io dico che é essenziale che il bambino scriva, importante è il rispetto dei suoi tempi, anche se possono parerci lunghi, lunghissimi ricordiamoci che non necessariamente un lavoro deve concludersi in breve termine, lasciamogli il tempo di scrivere e fermarsi quando é stanco, anzi anche un poco prima in modo che non abbia ad odiare ciò che fa, ma anzi evidenziamo quanto sta scrivendo bene anche se sarà solo un piccolo pezzetto di tutto ciò che dovrebbe fare, pensate a quale soddisfazione ne ricaverà ad avere scritto anche solo una o due frasi in una calligrafia gradevole, migliore di quella solita! Quale stimolo a migliorare!

Poiché lavoreremo con calma curiamo con attenzione l'impugnatura della penna e controlliamo che non vi siano tensioni nella spalla, nel braccio sino alla mano, si stancherà meno, inoltre io credo che alla contrattura corporea corrisponda una contrattura mentale e quindi dobbiamo cercare di agire per rilassare il suo corpo e la sua mente, interrompendo il lavoro se la tensione non diminuisce.

La cura per la posizione di scrittura e presa della penna non è fine al fatto che errate posture influiscono sulla stanchezza e sul risultato finale, ma così possiamo insegnare al bambino e al ragazzo l'importanza di ciò che sta realizzando che proprio in virtù del suo significato richiede concentrazione ed il rispetto di regole al fine di ottenere un risultato che intimamente ci soddisfi.

Ovviamente tutto deve essere adeguato all'età e al carattere del bambino: il tempo di attenzione di un bimbo di sei anni sarà limitato e così con un bambino o ragazzo particolarmente vivace sarà più difficile contenerlo a lungo in una posizione corretta, tuttavia con serenità dovremo indicargli la via corretta e a poco a poco, con tempi diversi, ognuno la raggiungerà

 

 

Aggiungo un ultimo consiglio, dettato dalla mia esperienza ovviamente, per migliorare postura e impugnatura nella scrittura è molto importante la scelta della penna e la migliore per noi è una tradizionale penna stilografica.

 

Può sembrare banale, ma la stilografica impone una presa corretta, implica una diversa pressione sul foglio rispetto alla comune biro o alla assai diffusa sferografica, scrivere con la stilografica inizialmente può apparire faticoso, ma in realtà si sforza meno la mano, il teatto corre più leggero e scorrevole e non ultimo il risultato finale è maggiormente personalizzato e gradevole, inestimabile fonte di soddisfazione per un disgrafico.

 

Voglio poi ricordare che se scrivere è faticoso a maggior ragione è necessario attribuirgli un significato: non deve mai essere un esercizio per tenere tranquilli i ragazzi, non serve ricopiare le frasi di un libro in modo meccanico e privo di finalità, il lavoro che si svolge deve interessare, incuriosire, stimolare i ragazzi che devono avere coscienza di svolgere un lavoro utile e "bello", perché per ciascuno sarà un gran risultato ammirare la propria pagina, creata con attenzione, amore e per questo unica ed irripetibile.

Per concludere, viviamo in tempi veloci dove la fretta è un imperativo, ma in questo anno ho potuto constatare che nell'apprendimento mai si elogierà a sufficienza il merito e la bellezza della lentezza.

 

 

 


 

venerdì 9 agosto 2013

In vacanza niente compiti

Quest'anno con la conclusione della quinta elementare, ne approfitto per concedere a mio figlio il piacere di non dover eseguire compiti.

Finalmente una vacanza vera, senza il mio assillante ritornello: " i compiti, vanno fatti!".

Un periodo di riposo non solo per lui, ma anche e forse soprattutto per noi genitori.

In fin dei conti non si impara anche guardandosi attorno, viaggiando?

Così dopo esserci goduti le vacanze in montagna, osservando fiori, marmotte, cavalli e mucche ci attende la visita di Parigi, con i suoi musei, palazzi e mille occasioni per arricchire le nostre conoscenze.

E dopo ogni viaggio il nostro giovane ragazzo cresce e matura!

martedì 16 luglio 2013

Concluse le elementari...un nuovo percorso inizia

La scuola elementare si è conclusa, cinque anni costellati di difficoltà.

Un brutto esordio nei primissimi anni dove alle difficoltà nell'apprendimento di lettura e scrittura si affiancò il pessimo rapporto con gli insegnanti, il cambio si scuola a questo seguito e poi anni continuamente in bilico caratterizzati da autostima bassissima, sensibilità nei rapporti verso gli altri così elevata da far sì che ogni minimo screzio con i compagni potesse oltremodo ferire.

Soprattutto paura della normale vita scolastica fatta di valutazioni e verifiche.

Che dire le insegnanti che ci hanno accompagnato dalla seconda alla quinta sono state sempre comprensive, ma è il meccanismo scolastico stesso, volto a misurare e classificare, che ben si rivela nella sua intima natura attraverso il sistema dei voti, a creare ansie e sensi di inadeguatezza.

Sono stati anche anni caratterizzati da un grande progresso nelle sue capacità, tanto da giungere a compensare pressoché completamente le difficoltà iniziali nella lettura, nel calcolo, nella scrittura, una grande gioia certamente.

Tuttavia l'ingresso nella scuola media, dove le richieste e la valutazione divengono ancor più pressanti, era fonte di preoccupazione.

Il mio ragazzo, ma penso in fondo tutti i ragazzi, abbisogna di tempo per crescere, formare carattere e personalità, tempo lontano dall'essere classificato, inquadrato, valutato. Questo verrà dopo, nella vita adulta.

Così abbiamo deciso di regalarglielo questo tempo che oggi la scuola non concede.

Lo abbiamo iscritto per il proseguimento degli studi in questa età delicata in una scuola dove non si valuta e si insegna soprattuto ad amare ciò che si fa, una scuola steineriana. Anche qui si incontreranno difficoltà e certo non sarà tutto splendido, ma per ora nei colloqui avuti con gli insegnanti abbiamo trovato una attenzione allo sviluppo del ragazzo nella totalità della sua personalità, non consueta nella scuola di oggi.

La quantità di conoscenza a livello di nozioni sarà probabilmente inferiore a quella che potrebbe conseguire nel percorso tradizionale, sia esso pubblico o privato, perché le conoscenze relative alla sfera artistica e a quella emozionale saranno di gran lunga prevalenti.

Soprattutto avrà il vantaggio di un percorso senza ansia, con il tempo di sviluppare la sua personalità e capire quale possa essere la sua strada futura.

Una scelta, la nostra scaturita dall'insofferenza che il ragazzo ha mostrato in questi cinque anni per il percorso sin troppo pressante a cui la scuola induce.

Una scelta meditata per il radicale cambiamento del punto di vista educativo che impone, compreso il fatto che la durata del ciclo di studio si protrarrà per un anno supplementare, poiché la scuola steineriana inizia la prima elementare a sette anni abbiamo accettato che il nostro ragazzino sia inserito nella quinta dove troverà compagni omogenei per età, ed anche questo è un regalargli tempo per crescere.

Siamo ora fiduciosi di lasciarci alle spalle i giorni di ansia e malanni psicosomatici che hanno costellato soprattutto l'ultimo anno.

A conferma di questa scelta devo dire che non appena il ragazzo ha conosciuto le peculiarità della nuova scuola e dopo aver sostenuto il colloquio con l'insegnante futura, ebbene è apparso più sereno, ha trovato la forza di affrontare quel che restava dell'anno scolastico e di pari passo anche fisicamente è cresciuto, quasi che scevre dalla paura le sue energie si siano dedicate a rafforzare il corpo.

 

 

Informazioni sulla scuola steineriana:

http://www.chiccodigrano.it/

http://www.rudolfsteiner.it/scuola/

 

martedì 5 febbraio 2013

Studiare la geografia

La geografia in famiglia non è molto amata: io l'ho sempre sopportata a stento e così i miei figli.
Si sa che si studia con difficoltà ciò che non piace.
Memorizzare nomi di città, fiumi, monti ad un bambino generalmente pare inutile e per come si impara la geografia solitamente non mi sento di dargli torto
Un bambino che presenti un qualsiasi disturbo di apprendimento, anche lieve, può aggiungere una difficoltà di memorizzazione ancora maggiore, per questi elenchi così lontani dal suo vissuto.
Con mio figlio abbiamo provato un metodo un po' lungo, ma divertente e con lui efficace.
Non è tutta farina del nostro sacco, l'idea l'ho avuta grazie alla riunione riunione di presentazione di una scuola steineriana, alla quale ho partecipato.
L'insegnante per illustrare il loro metodo di insegnamento basato soprattuto sulla manipolazione e sulla creazione artistica, che facilitano e fissano l'apprendimento (questa è una semplificazione del metodo che è ben più articolato e complesso) ci ha detto che per far studiare le regioni italiane ai suoi bambini le fatte costruite in diversi materiali, legno, creta, carta.
Allora ho pensato di adottare un procedimento simile anche se semplificato. Con mio figlio abbiamo usato cartoncino come base, io ho approssimativamente delineato i contorni del Trentino Alto Adige, poi lui lo ha colorato con acquerelli, con la carta da pacchi ha costruito le montagne, e poi ha ideato e incollato le città di cartoncino, infine tracciato i fiumi e i laghi con gli acquerelli.
Il lavoro, per quanto non perfetto per i nostri limiti di manualità, è stato molto piacevole e per la prima volta ho visto il mio ragazzino affrontare la geografia con il sorriso.
A fine lavoro mi ha detto: "Sarebbe bello farlo anche a scuola!"
Come dargli torto?
Ora ci attendono, tempo e altri compiti permettendo, le restanti regioni.

venerdì 1 febbraio 2013

La scuola media

In questi giorni dovrei iscrivere mio figlio al primo anno della scuola secondaria di primo grado, ovvero alla vecchia scuola media.
Mentre molti genitori si affannano per le iscrizioni on line, io sono ancora incerta sul da farsi.
Quale scuola potrà essere adatta ad un ragazzino intelligente, ma che facilmente si lascia sommergere dalle difficoltà, che spesso si sente inadeguato e il cui modo di apprendere, lo verifico ogni giorno, è differente perché non ha bisogno solo di teorie, ma di sperimentare, di essere incuriosito dal sapere?
So cosa non voglio per lui.
Sarà inadatta una scuola selettiva, dove i ragazzi saranno misurati e testati, perché questo causa al mio, ma non solo a lui, inutili ansie che avviliscono la crescita.
Non desidero una scuola dove i ragazzi siano sommersi dalle nozioni, senza il tempo di assimilare le conoscenze, senza il tempo della riflessione, non perché non si debba lavorare, ma perché ci possa appropriare del sapere, affinché questo sia veramente tale.
Non una scuola dove le conoscenze siano trasmesse solo con lezioni frontali, perché tra gli undici e i tredici anni è ancora importante il saper fare per imparare: usare le mani per apprendere, sperimentare, é ancor oggi, anche in epoca informatica, necessario oltre che piacevole.
Non una scuola autoritaria dove la disciplina sia imposta, ma una scuola autorevole, dove la disciplina sia condivisa dai ragazzi perché riconoscono il giusto agire degli adulti, così diverranno a loro volta persone responsabili.
Le alternative che si pongono sono tra scuola pubblica e privata e già ne abbiamo visitate alcune, senza giungere ad una decisione.
La scuola pubblica oggi mi pare, nonostante la buona volontà degli insegnanti, costretta dalle poche risorse disponibili e dalle indicazioni ministeriali a privilegiare la quantità del programma piuttosto che l'attenzione alle necessità del ragazzo e la trovo in difficoltà anche nell'affrontare il lato educativo, disciplinare, oscillante tra una severità a volte difficile da condividere e un lassismo generalizzato che non forma i ragazzi.
La scuola privata dispone di maggiori risorse e quindi di strumenti formativi aggiornati, il che mi pare spesso la porti a fornire anche troppe nozioni, a caricare i ragazzi di conoscenze, in questo rispondendo generalmente alla richiesta dei genitori di una scuola di qualità e che quindi offra molteplici discipline. Sicuramente la scuola privata presta una particolare attenzione nel seguire il processo di crescita personale del ragazzo e questo è sicuramente uno dei suoi punti di forza.
Purtroppo nella maggior parte dei casi essa coincide con la scuola cattolica, questo  non è da sottovalutare, perché non tutte le famiglie, sono disposte a condividerne l'impostazione confessionale.
Al momento ancora non so quale sia la scuola che più si avvicina a ciò che desideriamo, intanto continuiamo a riflettere e cercare, ancora per qualche giorno.

lunedì 7 gennaio 2013

Dopo le vacanze...


È trascorso un lungo tempo in cui non ho trovato la forza o il coraggio di scrivere, perché il disagio psicologico con cui stiamo vivendo questo anno di scuola mi lascia senza forze e senza parole.
Giorni e giorni di lezioni saltate, evitate per paura ora di una verifica, ora di un compagno.
Tanto peso sulle spalle di un bambino che a soli dieci anni odia la scuola, e che nonostante le tante capacità e l'innegabile intelligenza trova essa sia un peso enorme.
Un disagio che tanto più gravido di conseguenze mi appare ora, alla vigilia della scelta della scuola media.
Certo ci sosterrà il parere della psicoterapeuta e forse anche il mio bambino troverà un po' di sollievo, quel che io so è che in queste vacanze ho visto finalmente un bimbo sereno, felice della sua esistenza e tutto perché non c'era scuola.
Che dire mi piacerebbe che anche oggi, con l'inizio delle lezioni, potesse restare questa gioia, sarebbe il regalo più bello.
Tuttavia, anche nel mezzo della tempesta, mentre affrontiamo continui rifiuti e paure e non troviamo risposte che ci aiutino a trovare la via,non perdiamo la fiducia, so che riusciremo a riemergere e che le capacità del mio bambino potranno fiorire.
Questa forte convinzione non deve mai mancare in noi genitori e nei nostri ragazzi, è il nostro miglior progetto per il nuovo anno.

lunedì 19 novembre 2012

Sopravvivere a scuola

Via via che i bambini crescono i rapporti all'interno della classe mutano, diventano più difficili da gestire perché, anche senza arrivare a veri atti di bullismo si inizia ad assistere a delle prove di forza da parte dei ragazzini che, in modo più o meno consapevole, tendono a stabilire dei rapporti di supremazia uno sull'altro. Si tratta di giochi, lotte, scontri fisici, gli stessi dell'anno precedente, ma che ora assumono una connotazione meno giocosa; per le bambine sono invece litigi più o meno grandi, che si trascinano per più giorni e rendono complicate le relazioni tra quelle che erano sino a poco tempo primo delle tenere amiche. È normale che crescendo bambini e bambine cerchino un loro ruolo e si scontrino con i coetanei, quello che oggi vedo è però un crescendo di aggressività che spesso le famiglie e le maestre stentano a moderare.

In questa situazione a soffrirne sono i bambini che hanno una sensibilità più profonda e che per educazione sono abituati a rifiutare atteggiamenti finalizzati ad imporsi sugli altri.

È proprio ciò che sta accadendo nella classe di mio figlio che si trova spiazzato a confrontarsi con compagni che sino a poco tempo fa giocavano, anche facendo la lotta, ma sempre in forma giocosa e che ora puntualmente trasformano il gioco in uno scontro fisico più o meno pesante.

Una sofferenza che spinge il bambino a vedere la scuola come un luogo non accogliente, ma quasi come un campo di battaglia. Se a questo aggiungiamo le tensioni dovute all'impegno richiesto dallo studio, ebbene non possiamo negare che il presente anno si preannuncia difficile, per non dire poi del prosssimo, il primo di scuola media!

Come risolvere?

Non è certo desiderio di nessun genitore tenere il proprio figlio o figlia sotto una campana di vetro, tutti sappiamo che debbono imparare a reagire alle frustrazioni ed anche imparare a difendersi, ma non è facile insegnare un equilibrio, insegnare che la forza non il modo di rapportarsi con gli altri, quando quotidianamente ti devi difendere da chi ti tira un pugno, ti dà uno spintone.

Purtroppo a scuola non si affrontano se non raramente questi temi, la soluzione degli insegnanti normalmente è la punizione, ma io credo che si dovrebbe spendere molto più tempo a spiegare ai ragazzi perché simili comportamenti non siano accettabili, il compito della scuola non dovrebbe essere solo quello di svolgere i programmi, ma anche di far pensare ed educare.